C'è poco da festeggiare...
klide - 04/01/12, 02:36
Inutile fare facili osservazioni sulla Dakar e sulle morti che vengono comunicate quasi giornalmente e che avvengono nelle maniere più disparate: gente che si ribalta in moto e perde la vita, gente che precipita con un ultraleggero sul percorso, spettatori investiti da concorrenti e chi più ne ha più ne metta.
Una sequenza che non può non far rabbrividire e pensare anche solo per un minuto che molti sport sono pericolosi sì, ma mai quanto questo.
Certo è che i piloti non sono costretti a fare nulla, se non per l'amore infinito che ognuno di loro deve provare per affrontare una prova di questo tipo. Non so quanto ognuno di loro si alleni per questa manifestazione, che dura 15 giorni ma presumibilmente si prepara per mesi e mesi; la Dakar infatti non ti permette di provare il percorso, avere un Garibaldi completo da sfogliare nei dettagli, effettuare una ricognizione qualche ora prima per vedere che tacchetti usare, avere dei meccanici al tuo servizio in caso di guasto, fare due palleggi per scaldarsi, provare gli stessi schemi mille volte fino a sfiorare la perfezione. Niente di tutto ciò.
Ci vuole allenamento fisico a sostenere 600km di media al giorno di corsa, con gli occhi ovunque, il piede (o la mano) sull'acceleratore nei momenti giusti, la prontezza di riflessi per scampare al pericolo e un allenamento psicologico non indifferente. Quando puoi testare tutte queste cose insieme? Mai, se non quando è ora di fare sul serio.
Non sono qui a giudicare nessuno nè a dire che ha ragione Tizio piuttosto che Caio (qualcuno scherzando direbbe che non lo faccio perchè sono un DC), ma la pericolosità di un circuito si può contenere e diminuire, l'incertezza e l'imprevedibilità del percorso Dakar sono proporzionali al pericolo e su questo non si potrà mai porre rimedio. Chi vi partecipa lo sa e non potrà dare la colpa all'organizzazione se una mucca passa davanti al percorso e la centra in pieno; la colpa è dell'amore che queste persone provano per un percorso ai limiti del possibile ma che esalta i valori del sacrificio e della passione.
A chi organizza si può obiettare una maggiore difficoltà rispetto ad un percorso, quello 2011, già difficile per distanze e tracciati. Boero questo lo sapeva, ha corso consapevole dei rischi e ha perso la vita, come purtroppo è capitato in altre edizioni ad altri amanti della Dakar. Non servono statistiche per capire che è uno dei tanti sport dove il rischio di lasciarci le penne è molto elevato ma non per questo più pericoloso di altri.
Finita la parte filosofica del commento, andiamo alla fantaDakar dove in tre gare di auto abbiamo in testa Holowczyc seguito da Gordon e De Villiers. Difficile capire chi vincerà da noi dopo solo tre tappe, ma sicuramente qualcun ha già praticamente salutato la competizione al contrario del capoclassifica cianfa88.
Nelle moto Depres,Coma,Casteau e Lopez; i soliti noti. Chi non conosciamo ancora bene è invece l'attuale fantaleader claudiocor, autore di due vittorie su tre gare. Classifica ancora tutta da costruire visto le tappe che si vedono all'orizzonte e alle scelte che piano piano cominceranno a scarseggiare.
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