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Basket - NBA: le news

Playoff 1.1

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klide - 17/04/16, 17:08

L'NBA ha chiuso i battenti sulla regular season.
Tanto è successo in questa ultima settimana, che di solito è più improntata a definire il tabellone playoff, ed invece è stata una continua serie di record abbattuti.

In primis c'è il record di Golden State: settantatre vittorie su ottantadue, ovvero quel 73-9 che cancella il 72-10 di una squadretta...quei Chicago Bulls di un tal Micheal Jordan.
Al timone di questi Warriors c'è un certo Steph Curry, che in quanto a stravolgere i libri dei record è un maestro.
Nessuno ha segnato 400 triple in stagione regolare, offuscando pure il suo compagno di squadra che di fatto è secondo solo a lui da due anni a questa parte. Paragone non calzante per tecnica, ma sembra di rivedere Jordan-Pippen, con il primo che sa che senza l'altro non può vincere quello che ha vinto e il secondo sa che senza l'ombra del primo sarebbe stato riconosciuto più di un gregario di lusso.

Sinceramente meglio così che fare la fine di Harden, uno che voleva le luci della ribalta perchè non ne poteva più di essere l'ombra di Durant e Westbrook. Voleva soldi e una franchigia da comandare. Ora è il top player di una squadra che ha faticato come non mai ad Ovest e che meritava (per il gioco, non per antipatia) di lasciare spazio ai giovani Jazz. Si son qualificati per il rotto della cuffia e andranno a fare da sparring partner ai campioni in carica in questo primo turno.

C'è chi è contento così, invece di vincere un anello.

A proposito di anelli, l'unica candidata a far male ai campioni è proprio San Antonio: Adesso i tre big sono coadiuvati da due giovani star che non potranno far altro che far il futuro della franchigia e della stagione.

Difficile che il titolo esca dall'Ovest.

Il perchè è presto detto: Le squadre ad Est si equivalgono più o meno tutte (leggi Raptors che perdono contro Indiana in Gara-1 di playoff) e l'unica che si stacca un pochino è Cleveland che però non ha un allenatore ma un semi-fantoccio nelle mani di Lebron James. Difficile arrivare all'anello così. Il talento c'è, per carità, ma bisognerà fare di più di quanto fatto sinora. E forse non basterà.

Possono invece bastare 60 punti in una sola partita, l'ultima della carriera, a dare un ultimo tocco alla grande carriera di Kobe Bryant?
E' riuscito nella più grande trovata commerciale di tutti i tempi: fare spot pubblicitari per annunciare il ritiro, facendo leva sull'odio che ha provocato negli avversari (tifosi e non) durante la sua carriera. Anche chi lo ha un po' odiato, per qualche minuto di Lakers-Jazz lo ha anche solo sopportato. Non è comunque da tutti fare quello che ha fatto (anche se la difesa di Utah è stata tutt'altro che asfissiante). I tiri se li è presi, anche quelli più impensabili, e l'ha messa dentro. Ha ribaltato da solo una partita che vedeva i Lakers sotto di 8 a meno di due minuti dalla fine.

Uno show degno del suo nome: se non fa irritare gli avversari non è Kobe. Se non eccita i propri tifosi anche quando non conta più nulla vincere non è Kobe. Almeno in questo è stato coerente fino in fondo. Il Mamba non morderà più sui parquet, probabilmente sarà una maglia appesa allo Staples Center e nella Hall of Fame tra non molti anni. Lo ricorderemo così.

Amato e odiato in egual misura.

Dimenticato mai.

 

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