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Ciclismo su strada - UCI: le news

Laurent Fignon

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Calandre - 01/09/10, 00:15

Correva l'anno 2003 quando scrissi il mio primo articolo di fantaciclismo su Fantasportal. Mai avrei immaginato, in tutti questi anni, di dover commentare tante morti di tanti personaggi protagonisti del nostro sport. Il primo fu Andrej Kivilëv, che cadde in corsa a Saint-Etienne nel 2003, cui seguì Josè Maria Jimenez, proseguendo con lo scossone di Pantani fino ad arrivare a Vandenbroucke e per ultimo Ballerini. E sono sicuramente molti altri quelli che dimentico di citare.
Oggi bisogna ricordare un altro grande della storia del ciclismo che non c'è più: Laurent Fignon. Di lui, e della sua carriera, ho tre immagini nella mia memoria: quando lo vidi per la prima volta, con la maglia della Renault biondo con quegli occhiali, uno squarcio di giallo e nero in quel ciclismo un po' sbiadito; quando lo vidi con i miei occhi vincere a Sanremo nel 1989, avevo 16 anni e tifavo per Fondriest che arrivò secondo; quando entrò nell'Arena di Verona in maglia rosa nel 1984 e in quel caso, per fortuna, tifavo Moser. Caro Laurent lo ammetto, pur di non vederti vincere ho anche tifato per Flavio Giupponi, ma nonostante fossi avversario, francese e parigino ti ho sempre ammirato. Lo so che è ipocrita dirlo oggi, ma so anche che mi perdonerai. E comunque, se può farti cambiare il giudizio su di me, quella volta al Tour contro Lemond tifavo per te.

«J’espère que ce prochain traitement marchera. Quelle que soit ma bonne volonté et la force de me battre, si l’on ne trouve pas le bon médicament, il y a un moment où ça va m’emmener et je vais y passer. Je n’ai pas envie de mourir à 50 ans, mais si c’est incurable, qu’est-ce que j’y peux? J’aime la vie, j’adore rigoler, voyager, lire, bien bouffer, comme un bon Français. Je n’ai pas peur de la mort, je n’en ai juste pas envie!»


PS: chiedo scusa a Ostin e Capelca se oggi non celebro con allegria le loro vittorie.

 

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