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Sport Americani - Football NFL: le news

Colin Kaepernick

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capelca - 26/09/17, 12:40

Ebbene si, ci ricasco e anche per oggi non parlerò di risultati.
Ma penso per una buona ragione.
E per una questione di storia.
La terza settimana della NFL 2017 sarà infatti ricordata non per i più di 50 punti a partita di media (che non si vedevano da un po'), non per il massacro dei Ravens a Londra da parte dei Jaguars, e neppure per i 24 punti segnati nel solo quarto quarto dai Giants (peraltro perdenti comunque).
Non verrà ricordata neppure per le 378 yarde lanciate da Brady, o le 172 corse da Hunt o le 173 ricevute da Diggs. Neanche la solita giornata perfetta di Tavecchio resterà a lungo (fatto salvo che in Italia che continua a vivere nel e per il suo orticello).
Quello che resterà è la reazione di una lega professionistica ad una situazione extra sportiva che sta coinvolgendo tutti negli Stati Uniti. Se il tutto nasce da un punto specifico dobbiamo tornare indietro ad Agosto 2016, quando Kaepernick si rifiuta di alzarsi in piedi durante l'inno nazionale per protestare contro "l'oppressione subita dalle persone di colore nel paese".
Profeta, forse, visto che nel Settembre dello stesso anno ben due casi di interventi della polizia contro afroamericani finivano con la morte dei fermati.
Da lì il rivolo di protesta ispirato dal gesto di Colin si trasforma lentamente ma inesorabilmente in un fiume in piena, l'America si spacca, è il caso di dirlo, quando in un sondaggio della NFL il 37% dei bianchi vota il QB "persona più odiata della lega" mentre il 42% dei neri lo porta ad esempio come persona preferita tra i giocatori di football. Supporto al gesto ed al significato sottostante arrivano da più parti: altri giocatori iniziano a seguirne l'esempio, che si parli di NFL, NBA o qualsiasi altra lega sportiva, Kaepernick incassa anche il supporto di personaggi come Frank Serpico e diversi membri della polizia di NY non più tardi del mese scorso. Ovviamente il caso travalica la logica sociale e colpisce anche l'aspetto sportivo della vita dell'ex prodotto di Nevada-Reno. Taglia i ponti con i 49ers per diventare free agent ma non trova nessuna squadra disposta a rinnovargli il contratto (nonostante Cam Newton dichiari pubblicamente che Colin è un giocatore molto migliore di diverse persone che partono titolari in NFL). Da lì, negli ultimi giorni, il fiume non ha più parvenza di un placido (per quanto grosso) corso d'acqua che scorre tranquillo verso il mare, ma più la faccia di un'onda di tsunami che si appresta a colpire.
E nella terza giornata di campionato l'onda trova il bersaglio perfetto.
Un commento, poco presidenziale al solito, di Donald Trump sulla situazione attira l'onda anomala come mai Kaepernick poteva sperare di fare da solo. Il ciuffo rossastro del presidente sopravviverà anche a questo, sia chiaro, ma oggi l'intera NFL (giocatori di ogni razza e colore, allenatori, proprietari, persino lo stesso Goodell, il commisioner che aveva inizialmente criticato Kaepernick per il gesto) si ritrova unita contro le parole del presidente e lo dimostra nella maniere più eclatanti possibili.
Chi sta in piedi abbracciato ai compagni o agli avversari, chi resta addirittura negli spogliatoi, chi si siede, si inginocchia, porta il pugno chiuso al cielo come le pantere nere di olimpica memoria.
Tutti uniti contro il commento di Trump.
Sembra la fine idiliaca di una protesta partita in sordina e la vittoria di una persona contro il sistema...
Ma.
C'è un ma, anche questa volta...
Tutti uniti, si, contro Trump, ma non sono sicuro siano tutti uniti anche nel supportare la protesta di Kaepernick, che ha iniziato il tutto e che rischia, ancora una volta, di ritrovarsi alla fine solo e dimenticato.
Del resto, spesso, è questo il destino dei veri eroi.
Alla prossima, God bless America.

 

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