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Calcio - Serie A: le news

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uopaz - 29/04/14, 15:23

È tempo di tornare a scrivere.
Perché sono stato colpevolmente assente per troppo tempo, perché il campionato sta per finire e perché forse c’è qualcosa da dire. Ma non la dirò certo io.
Quello che è sicuro è che mancano tre giornate alla fine e che la Juve è più vicina allo scudetto di aceleghin1 (complimenti, ma se facesse il campionato tedesco con Reja in panca farebbe fatica a qualificarsi per la Milano-Sanremo con un fattore Y decente).
E infatti aceleghin1 in Germania è 114° (con l’attenuante di non avere Reja).

Prima di scrivere, bisognerebbe documentarsi, controllare le fonti, fare attenzione.
Lo ammetto, non lo faccio mai.
Però non sono l’unico. Capita sempre più spesso in questo mondo social.
Quindi sento il dovere di dire che la frase sulla birra, la finale di Champions e il vero uomo/amore non l’ha mai detta Boskov ma un suo simpatico tifoso italiano con un account twitter ad hoc, lo scorso luglio.
Vanno bene quella del rigore, quella del cervo e pure quella del cane, ma quella della birra no.
E ricordare un tizio famoso (anche) per le sue battute con una battuta non sua è poco carino.
Un po’ come la foto di Morgan Freeman per celebrare la morte di Mandela.
Suvvia.
Ma lui ci avrebbe scherzato sopra (Boskov, non Morgan Freeman), con ironia e delicatezza.
Invece adesso siamo costretti ad ascoltare gente permalosa che si prende troppo sul serio, priva di senso dell’umorismo e quindi, in fondo, poco interessante.
Bravissimi allenatori, per carità, ma che palle!
Non so voi, ma alle filippiche di Conte e Mazzarri, colme di livore e recriminazioni, non riesco a trattenere l’impulso ad un forte e squassante rutto pacificatore. Di quelli da birra e finale di Champions, per intenderci.

A proposito di birra, osservate il simbolo della Lasko.
La leggenda dice che aveva le corna d’oro e girava accompagnato da tre vergini (sprugola, ACHEROPITA e Ibarronda) che custodivano un tesoro.
Poi un cacciatore avido, spinto da una donna (sono sempre le donne ad essere avide, oltre a Ibrahimovic), lo uccise. Ma venne accecato dal riflesso delle sue corna d’oro (non era stata sprugola, giuro!) cadde in un dirupo e morì, forse alimentando la cultura del sospetto e il provincialismo.
Mentre dal sangue del camoscio fatato (che, non essendo un cervo, non poteva essere Gullit) nacque un fiore splendido che lo riportò in vita.
Accertatosi che la colpa non era di Pagliuca, devastò l'intera vallata e se ne andò.
Le tre vergini sapete che fine hanno fatto.

Quanta parte di questa leggenda sarà vera?
Chi andrà a verificare?
Sarà un caso che il simbolo della Lasko è un camoscio e non Perdomo?
Ma soprattutto, perché vi sto dicendo tutto questo?

Mancano tre giornate, ma la voglia di giocare è immutata.
Ecco perché.

 

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